Insegnate ai giovani lo spirito di squadra, non a fare i fighi sui social

Geno Auriemma: “Insegnate ai giovani lo spirito di squadra, non a fare i fighi sui social”

Geno Auriemma, allenatore pluricampione, impartisce una bella lezione di vita e di sport rivolta soprattutto ai più giovani. I ragazzi non devono farsi affascinare dalle prodezze dei loro campioni sui social network: il vero sport è quello in campo, fatto di sacrificio, passione e gioco di squadra non di individualismi basati su “followers” e “mi piace”.

Nell’epoca dei social, spesso si tende ad assottigliare la differenza tra mondo reale e mondo fittizio. O meglio tra quello che appartiene ai “comuni mortali” e quello che è fantascienza. A meno che, non si sia una sorta di influencer, epiteto valido anche nel mondo dello sport. Ma siamo certi sia così?

” Ogni ragazzo, sin da piccolo guarda la tv e guarda le partite di NBA, MLB, WNBA di qualsiasi sport, non importa quale. Quello che vedono è che l’essere giocatori è “figo”. Quindi, pensano che quello sarà il modo in cui dovranno comportarsi”

Chi lo dice è Geno Auriemma, uno che con i campioni ci lavora tutti i giorni, perché i followers, di fatto, non sono lo specchio delle prestazioni sul campo.

La televisione, i media digitali e anche i social network ci mostrano, ma soprattutto mostrano ai giovani, immagini degli sportivi che diventano sempre più personaggi e sempre meno atleti. Sempre più “fighi” e sempre meno entusiasti dello sport. Perchè? Cos’è cambiato con l’evoluzione digitale?

Genitori insegnate ai vostri figli lo spirito di squadra, non ad essere superstar

Sembra banale ma quanto spesso si discute in merito all’educazione che la famiglia dà al proprio figlio? Oppure di quanto i valori e i principi della famiglia possano intaccare anche il modo di comportarsi, di atteggiarsi, di fare del body language il proprio biglietto da visita?

” Tante squadre fanno giocare i propri ragazzi perché sono All-American. Lo capisco ma preferisco perdere che vederli giocare atteggiandosi da grandi. Li lascerei uscire dalla palestra con lo stesso pensiero con cui sono entrati: io, io, io, io. “Non ho segnato, quindi perché dovrei essere felice?”, “Gioco poco, quindi perché dovrei essere felice?”. Questo è il mondo in cui viviamo. E i ragazzini guardano le statistiche perché devono andare dai genitori a dire loro che hanno segnato tanti punti. Penso che i più piccoli vogliano giocare di squadra. Poi crescono e vuoi per il talento e per le capacità individuali, riescono ad avere successo e coinvolgono anche i genitori. Quando questo accade, ai ragazzini finisce lo spirito di squadra perché i genitori dicono loro – Non andrai da nessuna parte, se non brilli – “

Ma fidatevi: si brilla solo con la squadra e con un coach.

Geno Auriemma, classe ’54, professione: coach

Alla maggioranza della gente questo nome, Luigi “Geno” Auriemma, non dirà molto. Eppure il nativo di Montella (Avellino) è uno degli allenatori di basket femminile più famosi in America, se non il più famoso. Di sicuro il più vincente. Auriemma, oltre ad aver guidato la nazionale statunitense dal 2010, conducendola tra l’altro a 2 ori mondiali e 2 olimpici consecutivi, siede dal 1985 sulla panchina della squadra di basket femminile della University of Connecticut, meglio conosciuta come UConn.

” Quando guardo i filmati delle partite, do un occhio anche a cosa accade in panchina. Se qualcuno sbadiglia, se non c’è interesse nella partita, se qualcuno è tra le nuvole. Beh, non metteranno mai piede in campo. Mai”

Auriemma è l’allenatore NCAA più vincente della storia con 11 campionati vinti, insignito di molti premi tra cui il Naismith Coach of the Year per 7 anni e soprattutto la coppa “simbolica” di costruttore di talenti. Non è un caso che sotto Auriemma, a Uconn, siano nate le migliori giocatrici del mondo come Rebecca Lobo, Diana Taurasi, Sue Bird, Maya Moore e Breanna Stewart che in un paragone equo col mondo del calcio sarebbero Leo Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar, Zlatan Ibrahimovic e Gigi Buffon tutti prodotti di un solo vivaio.

Auriemma è stato ed è il mentore della nazionale Statunitense, quello che di fatto, anche solo tramite l’NCAA, ha costruito l’ossatura di quel Dream Team capace di vincere 6 olimpiadi consecutive da Atlanta 1996. Tutto questo, fa rima con reclutamento.

” Anche se non sanno ancora muoversi in campo, i giovani atleti continuano ad atteggiarsi da grandi giocatori, per loro basterà solo sembrare tali. E questo si vede sempre in campo. Quindi, reclutare giovani leve che siano veramente innamorate dello sport e che apprezzino anche le azioni dei compagni di squadra, più di quanto apprezzino le proprie, è un compito sempre più difficile”

Barack Obama premia Geno Auriemma e le UConn Huskies del 2016
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